giovedì 11 agosto 2016

Putsch, immigrati clandestini e diritti umani


La  sospensione della Convenzione europea dei diritti umani 


in Turchia (causa putsch, golpe) e in altri stati europei (causa immigrazione clandestina  e terrorismo) può sembrare a tutta prima un fatto secondario di fronte alle immani tragedie del terrorismo o delle migrazioni di milioni di persone dal Medio Oriente o dal Corno d’Africa.  Ma tale, purtroppo, non è.

I diritti umani come fatto giuridico sono parte strutturali della nostra civilizzazione. 

Dettano regole che gli stati moderni debbono rispettare per rendere ragione del fatto che sono fondati sulla volontà popolare e sulla dignità di ogni membro di questo popolo.


E’ vero che il diritto alla vita, il divieto di tortura, la conduzione in schiavitù o le condanne  secondo una legge all’epoca non in vigore, sono sempre esclusi da qualsiasi sospensione legale, ma un governo che si scioglie dagli obblighi veramente minimali e basilari di ogni stato di diritto europeo, dichiara bancarotta. 

E bancarotta morale, perché i diritti umani legalizzati sono il prodotto dell’illuminismo umanistico che costituisce la base storica degli attuali stati di diritto europei.


I diritti umani sono il quadro di riferimento delle nostre Costituzioni, le quali a loro volta lo sono per la legislazione ordinaria. Se perdiamo questi orientamenti così faticosamente costruiti nella storia degli ultimi due secoli d’Europa, perdiamo il collante del consenso sociale che tiene legate le nostre comunità politiche. Prima c’era ufficialmente la religione a legarci, ma ora abbiamo i diritti umani, che poi in fondo sono una forma (secolarizzata) di morale pubblica.

La religione, come base del consenso sociale l’abbiamo persa almeno da mezzo secolo, e se ora perdiamo anche quella degli Immortali Principi dell’89, cosa ci resta?  

Uno stato simile alla Russia di Putin ? 
O simile a quello della base popolare americana che ha candidato Trump alla Presidenza del più potente Stato della terra ?